Articoli dei lettori: letteratura straniera

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    NOTA: gli articoli vanno in ordine cronologico dall'alto verso il basso; pertanto, i più recenti sono in fondo alla pagina.
    Indice: (in giallo l'articolo o gli articoli più recenti)

    Letture: Donna Tartt, "Il cardellino". Romanzo Rizzoli.
    A proposito di "Un'arancia a orologeria" di A. Burgess
    Letture: "L'invenzione di Morel" di Adolfo Bioy Casares
    William Shakespeare a 400 anni dalla morte. "La tempesta"
    Letture: "I frutti del vento" di Tracy Chevalier
    Letture: "Jezabel" di Iréne Némirovsky
    Letture: "Il ballo" di Iréne Némirovsky
    William Shakespeare - Le ambizioni di Macbeth
    Il grande Gatsby e il fallimento dei sogni
    Letture: "Io prima di te" di Jojo Moyes
    Letture: "L'ho sposato, lettore mio" a cura di Tracy Chevalier
    Letture: "La schiava francese" di Kathleen McGregor
    Mitologia nordica. La leggenda di Crimilde e Sigfrido
    "Purity" romanzo di Jonathan Franzen
    "Numero undici" narrativa di Jonathan Coe
    "La sfera del buio" romanzo di Stephen King
    Il romanzo di genere fantastico
    "Il giardino di cemento" romanzo di Ian McEwan
    Il romanzo di genere fantastico (seguito)
    Il romanzo di avventura
    Quattro libri per l'estate
    Recensione: "L'ospite invisibile", romanzo di G. Bristow & B. Manning
    Il romanzo thriller (prima parte)
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    Letture

    "Il cardellino" - romanzo di Donna Tartt. Rizzoli, pagine 896. Euro 20,00

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    Ho letto recentemente quest'opera che si svolge tra New York, Las Vegas e Amsterdam nei primi anni duemila. Intorno al quadro seicentesco Il Cardellino, del pittore olandese Fabritius, si snoda tutta la storia di Theodore Decker, ragazzo di New York che in seguito all'esplosione in un museo d'arte di New York, perde sua madre e riesce a trafugare questo quadro che lo accompagna a New York, Las Vegas, New York e infine ad Amsterdam. A Las Vegas conosce Boris, un ragazzo australiano di origine russa, una sorta di moderno Lucignolo che lo avvia all'uso di droghe e alcol e quando si ritrovano a New York gli spiega di aver trafugato il quadro vero sostituendolo con una copia mentre erano a Las Vegas e da qui l'opera si trasforma in un thriller nel quale le vite sono appese a un filo. Il libro è stato molto interessante e spero che abbiate il piacere di leggerlo.
    Marco Riccardi

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    A proposito di "Un'arancia a orologeria" di Anthony Burgess.
    La rappresentazione della violenza e l'espressione clockwork orange

    di Francesco Ricci (cliccare sul link sottostante per leggere l'articolo)

    https://cinematerico.wordpress.com/2016/03...ockwork-orange/
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    LETTURE: "L'invenzione di Morel" di Adolfo Bioy Casares
    (di Lorella Quintaba)


    Vi voglio consigliare questo breve romanzo fantascientifico: L' invenzione di Morel di Adolfo Bioy Casares, pubblicato nel 1941 con l'introduzione dell'amico Jorge Luis Borges. Il film del 1961 L'anno scorso a Marienbad ha preso ispirazione da questo romanzo. Nel 1974 Emidio Greco ha adattato il romanzo in un film omonimo.

    morel (clicca sull'immagine per ingrandire)

    Il racconto è in prima persona come un diario da voler lasciare ai posteri. Il narratore dice di essersi rifugiato in un’isola deserta, lontana dal mondo, per sfuggire alla giustizia che lo perseguita ingiustamente. Ma nell’isola egli si accorge di non essere solo, in realtà cè un gruppo di turisti che alloggia nel museo in cima alla collina e si rilassa in piscina. Il fuggitivo si nasconde nella parte bassa dell'sola e spia i turisti con la paura continua di essere visto. I suoi movimenti sono condizionati dalla paura di essere scoperto e denunciato alle forze dell’ordine che lo porterebbero in prigione o al patibolo. In realtà nessuno sembra vederlo e nessuno si cura di cercarlo. “Fa paura accettare tanta fortuna”.
    Tra i turisti c'è una donna che va a vedere il tramonto ogni giorno dalla scogliera sul lato occidentale dell'isola. La scena si ripete identica tutte le sere come a teatro. Il fuggitivo la spia e mentre lo fa si innamora di lei. Ma lei sembra ignorarlo. Faustine, così si chiama la donna, incontra un giocatore di tennis con la barba, chiamato Morel.I due parlano in francese e anche le loro conversazioni si ripetono ogni settimana.
    I turisti scompaiono e ricompaiano come dal nulla. Forse il fuggitivo è vittima di allucinazioni? Inoltre ci sono degli eventi e particolari molto strani: nell’acquario ci sono i pesci chel'uomo ha visto morti giorni prima e i turisti saltellano per riscaldarsi dal freddo in una giornata molto calda. Inoltre appaiono due soli e due lune.
    Il narratore non riesce a capire quanto stia succedendo . La risposta gliela dà lo stesso Morel che racconta agli altri turisti che ha registrato le loro azioni della settimana passata con una macchina di sua invenzione capace di riprodurre la realtà: egli afferma che la registrazione catturerà le loro anime, e che attraverso la sua ripetizione essi rivivranno quella settimana per sempre .Ma l'immortalità dei personaggi passa necessariamente per la loro morte. Una volta resi immortali dovranno abbandonare il loro corpo e la loro anima sarà assorbita dalle immagini che saranno proiettate in eterno.
    Il fuggitivo apprende che la macchina continua a funzionare grazie alle maree e decide di entrare egli stesso nelle registrazioni. L’uomo spera che la macchina possa dargli la felicità e l’amore con Faustine che nella realtà non può avere. L’amore rappresenta la vita, la solitudine la morte.
    Con uno stile conciso e asciutto Casares ci trasmette il senso di disagio e di paranoia del protagonista e ci conduce in una dimensione tra il reale e l'onirico. Chi ha amato la serie televisiva Lost troverà tanti riferimenti al romanzo.

    "L'invenzione di Morel" di Adolfo Bioy Casares - Bompiani - pp. 146, Euro 9,00

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    WILLIAM SHAKESPEARE A 400 ANNI DALLA MORTE. "LA TEMPESTA"
    (di Lorella Quintaba)

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    Sono trascorsi 400 anni dalla morte di William Shakespeare avvenuta il 23 aprile 1616.
    Proporrò alcuni articoli dedicati al grande Bardo per celebrarne la profondità e la modernità. Cominciamo con una delle sue ultime opere: "La tempesta". Probabilmente Shakespeare con quest’opera, difficile da catalogare, decise di abbandonare il teatro, proprio come Prospero, il protagonista della commedia, che alla fine decide di rinunciare alla sua arte magica. Il tema principale è il ritorno all’ordine e alla calma dopo il caos e il ripristino di valori e ruoli. Ciò può essere possibile solo in un’isola del Mediterraneo, un luogo neutrale, a metà tra il mare e la terra. L’opera si apre con l’arrivo nell’isola di un gruppo di naufraghi vittime di una tempesta. Tra di loro l’attuale duca di Milano, Antonio, che ha usurpato il titolo al fratello Prospero dodici anni prima, esiliandolo. Ora Prospero vive nell’isola con la figlia Miranda ed è stato lui stesso a invocare la tempesta, grazie ai poteri magici acquisiti nell’isola.

    vATndMAs (John William Waterhouse: Miranda - The tempest, 1916)

    «Se con la vostra arte, amatissimo padre, avete
    sollevato quest'urlo dalle onde selvagge, ora calmatele.
    Sembra che l'aria voglia rovesciare fetida pece,
    ma che il mare, alzandosi fino al volto del cielo,
    ne attenui il fuoco.»
    Miranda, Atto I. Scena II. - La tempesta
    Nell’isola Prospero si comporta come un colonizzatore e padrone e, con la sua arte, costringe gli altri personaggi a muoversi secondo il proprio volere. Due nativi in particolare sono diventati suoi servi. Calibano, figlio della strega africana Sicorax, precedentemente padrona dell’isola. reagisce male all’idea di essere colonizzato e cerca di violare Miranda e uccidere Prospero. Lo spirito magico Ariel, invece, aiuta Prospero, che lo ha liberato da un sortilegio fatto dalla strega, con la promessa di ottenere la libertà. Il nome Ariel, che ricorda l'elemento dell'aria, ha il significato ebraico di "leone di Dio": infatti la sua voce viene scambiata per il ruggito dei leoni.
    Del gruppo di naufraghi fa parte anche il re di Napoli, Alonso ed il figlio Ferdinando. Prospero, con i suoi incantesimi, riesce a separare tutti i superstiti del naufragio cosicché Alonso e Ferdinando credono entrambi che l'altro sia morto. Con il potere della musica, Ariel trascina Ferdinando nella grotta di Prospero dove incontrerà Miranda e i due si innamorano a prima vista.
    Alla fine tutto si sistemerà grazie al potere del perdono. Prospero rinuncerà con un bel monologo alla sua magia e si riapproprierà del suo titolo di duca a Milano. Ariel sarà libero. Miranda e Ferdinando si sposeranno.
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    LETTURE: "I FRUTTI DEL VENTO" di Tracy Chevalier romanzo
    (di Lorella Quintaba)

    Primavera 1838.La vita non è semplice nella Palude Nera (Ohio) per la famiglia Goodenough e la malaria si è portata via già 5 dei 10 figli. Del resto non avevano altra scelta 9 anni fa quando hanno lasciato il Connecticut per tentare la fortuna ad ovest. Sadie non piaceva alla famiglia del marito, avevano troppi figli da sfamare e grossi problemi economici.
    Ma ora Sadie proprio non riesce ad amarla quella terra e prova odio e insofferenza verso suo marito che li ha condotti qui, fuori dal mondo, e si intestardisce a coltivare quei maledetti alberi di mele, che sembrano più importanti della sua famiglia. Una legge locale promette la terra a chi è capace di far crescere 50 alberi da frutta e questa sembra essere diventata la sua unica ragione di vita. Così la donna sfrutta il sidro, la bevanda estratta dalle mele, per stordirsi e ubriacarsi ,tradisce il marito e sarebbe disposta a distruggere tutte quelle piante per fargli dispetto. La tensione arriva al massimo fino a quando il figlio più piccolo, Robert, fugge in seguito a un evento traumatico. Cosa può costringere un individuo a separarsi dai suoi cari e abbandonare le sue origini?
    Il racconto si sposta al 1856. Robert è un uomo adulto. Negli anni trascorsi si è spinto sempre più ad ovest fino ad arrivare a San Francisco, ha conosciuto persone diverse , ha accettato le sfide per sopravvivere , crearsi un futuro e dimenticare il suo passato. Gli anni passati ci sono svelati attraverso lettere scritte alla sorella, mai lette o lette troppo tardi.
    Un romanzo intenso che descrive con la solita precisione della Chevalier lo sfondo storico degli albori dell’America, dei pionieri, dei cercatori d’oro , di contadini in cerca di terre per ricominciare e avere una vita dignitosa. Si descrive la determinazione di un popolo capace di adattarsi, di lottare e sfidare le difficoltà per raggiungere il successo e la felicità. La natura può assumere il ruolo di madre o di mortale nemica .
    La coltivazione delle mele e dei tipi di mele ci viene raccontata con grande ricchezza di dettagli e precisione. Il buon sapore delle mele serve ad addolcire l’amarezza e la fatica della vita. James sa tutto sulle sue trentotto piante di melo, da quelle nate dai rametti della mela Golden portata con sé dal Connecticut, che sapeva di miele, noci e ananas, all’alberello che aveva comprato da John Chapman vendendo una pelle d’orso.
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    “Il frutteto dei Goodenough non aveva niente di sbalorditivo, ma agli occhi di James rappresentava la prova che un fazzoletto di terra, almeno, si può domare”

    Ma c’è anche la famiglia, difficoltà di crescere, di prendere le proprie decisioni, di interagire con gli altri, di riscattarsi. La Palude Nera è la metafora della vita difficile da affrontare e che ci mette l’uno contro gli altri e i protagonisti si chiamano “Goodenough”, ovvero abbastanza buoni. Bisogna trovare il coraggio di lottare, di abbandonare il passato e vedere con ottimismo al futuro. La lettura scorre veloce e i personaggi ci entrano dentro piano piano con le loro storie e sentimenti.

    "Rincuorato dalle parole affettuose di Molly, Robert si infilò la mano in tasca, toccando il fazzoletto con dentro i semi che gli aveva portato Martha. I semi erano duri a morire, avevano bisogno solo del posto giusto per risvegliarsi. E il cuore l’avrebbe aiutato a riconoscerlo".

    Tracy Chevalier "I frutti del vento" - collana: I Narratori delle Tavole Neri Pozza
    ISBN 978-88545-1119-4 - Pagine 320 - Euro 17,00
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    LETTURE: "JEZABEL" di Iréne Némirovsky romanzo
    Si tratta di un'opera scritta nel 1936 e pubblicata in Italia, in prima edizione, nel 2007. Ve la riproponiamo come lettura consigliata.

    “L’avaro non pensa ad altro che al suo oro, l’ambizioso agli onori: al pari di loro Gladys era totalmente posseduta dal desiderio di piacere e dall’ossessione dell’età. (…) Cercava di rassicurarsi: era colpa dei tempi… Quella disinvoltura brutale, quegli amplessi frettolosi, avidi, e subito dopo quella fredda rozzezza, ‘mollare una donna’, andare agli appuntamenti con una faccia annoiata e stanca, attribuire un gran valore ai propri favori, proprio come fanno le donne, e se lei domandava: ‘Mi ami?’ rispondere: ‘Oh, mia cara, come sei fin de siècle…’.” Parole scritte nel 1936 ma ancora attuali.

    Con lo stesso implacabile sarcasmo che pervade questo incipit, è scandita ogni pagina di Jezabel, il romanzo di Irène Némirovsky che mutua il titolo da un personaggio di Racine. Ambientato nella Parigi anni ’30, racconta della bellissima e cinica Gladys Eysenach, pronta a contraffare documenti e ad uccidere freddamente pur di non rendere pubblica la sua vera età. Crimini nei quali la scrittrice fa confluire tutto l’odio covato verso la propria madre e sublimato nella scrittura, che diventa quindi una via di liberazione e l’occasione per parlare di conflitti insanabili tra madri e figlie. Gladys è rea confessa e si trova chiusa nella gabbia degli imputati durante il processo a suo carico. Nessuno dei presenti, però, è granché interessato alla ricerca di giustizia per l’omicidio di Bernard Martin, uno studente ventenne spiantato di cui si sospetta una relazione d’amore o mercenaria con l’omicida. Da ipotetica vittima di un delitto passionale, concludendo il libro si scopre che il ragazzo è il nipote ripudiato alla nascita dalla protagonista poiché, con la sua presenza, l’avrebbe fatta apparire meno giovane. La fine del dibattimento le riserva cinque anni di carcere e il pubblico, deluso dalla banalità del personaggio, subito si disperde.

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    Probabilmente ispirata nei contenuti e nella forma al romanzo di fine ottocento A rebours di Joris Karl Huysmans – che racconta la decadenza della società a lui contemporanea provocandone l’indignazione -, la scrittrice ripercorre a ritroso la storia di Gladys per confidare al lettore le motivazioni profonde del suo gesto. Con il linguaggio plateale mutuato dalle rappresentazioni teatrali che Irène Némirovsky frequenta con il suo entourage dell’alta borghesia ebrea, all’interno della narrazione l’autrice ritaglia per sé il ruolo del suggeritore che, nascosto dietro le quinte, sussurri al personaggio le parole giuste per costringerlo ad ammettere qualche verità. Nel corso del racconto, quindi, Gladys è spogliata dalle proprie bugie e, al tempo stesso, la madre che permane indenne nel ricordo della scrittrice viene demolita senza pietà. Ma la sopravvivenza di questa doppia figura femminile è assicurata dalla sua capacità di farsi scivolare via tutto dalla pelle – anche se stessa – senza patirne troppo perché “a lei non era permesso di piangere, mostrare la sua sofferenza. (…) Doveva ricordarsi che il pianto le disfaceva il trucco”, mormorando poi tra sé e sé: “Soffro (…) ma non voglio soffrire, non lo so fare…”.

    Nel periodo in cui le suffragette sono in agitazione per ottenere il suffragio universale e il riconoscimento della ricchezza interiore della donna, Gladys invece, ancora ragazzina, scopre da un uomo adulto – con cui gioca in modo lolitesco e psicologicamente incestuoso – che può usare la bellezza e la sensualità come arieti per raggirare e sottomettere l’universo maschile: “Che cosa c’era di più bello al mondo di quel nascente potere femminile…? Era proprio quello che stava aspettando, che presagiva da tanti giorni… (…) ‘L’amore?’ pensò. ‘Oh, no, il piacere di essere amata… quasi sacrilego…’ (…) ‘Una bambina, si, ma già civetta, smaliziata e pericolosa’. Refrattaria all’amore, si dedica con perseveranza alla frivolezza e a flirtare con qualsiasi uomo le capiti a tiro – anche se, quando uccide Bernard, ha un compagno fisso che vorrebbe sposarla. Trae divertimento e fa dipendere l’intera esistenza da spiccate doti seduttive mentre nasconde in modo spregiudicato la sua vera identità sia interiore che anagrafica. Malgrado la mancanza di scrupoli, però, Gladys non è vuota come si dedurrebbe dalla maschera che indossa. Nel suo passato c’è una madre morfinomane che le ha dato solitudine e umiliazione. Quelle condizioni che, con altre modalità, cerca anche nel presente per fuggire da se stessa.

    Al contrario di quel che sembrerebbe, infatti, su alcune questioni importanti Gladys Eysenach dimostra di possedere una certa consapevolezza, che però non è sufficiente a dissuaderla dal ruolo che recita con maestria compiacente e da cui ricava godimento e vantaggi. Come passo iniziale, la protagonista riflette sul comportamento degli uomini che, al ritorno dalla Prima Guerra Mondiale, secondo lei non sono più gli stessi. Traumatizzati dal primo conflitto totale gestito con armi molto potenti, dopo aver assistito sul campo di battaglia a scene di atrocità inaudita, tornano a casa disillusi dalla vita, percependo, ora come non mai, quanto sia precaria e vacua l’esistenza umana. Smettono così di investire su relazioni che reputano destinate all’estinzione, chiedendosi inconsciamente quale motivo dovrebbe spingerli a costruire un legame – o addirittura a fondare una famiglia e far nascere dei bambini -, quando a ognuno spetta un futuro già segnato dall’evenienza di un prossimo conflitto. Inoltre, durante la guerra, le donne si mettono alla prova provvedendo a loro stesse e svolgono tutti i lavori considerati di competenza maschile, svincolandosi sempre più dall’immagine angelicata e idealizzata che hanno incarnato fino a poco prima, spiazzando profondamente l’uomo. In questo senso Gladys rimane sul serio fin de siècle mentre pensa ancora di poter attecchire sugli uomini solo attraverso la bellezza e il corpo, scoprendo con dolore che ora quei soli aspetti non assicurano più interesse. La protagonista però mostra di voler riguadagnare terreno e contrastare il nichilismo maschile a modo suo, calandosi in un personaggio provocante attraverso cui amplifica il proprio potere carnale e, sopratutto, per risvegliare nell’uomo istinti vitali primordiali e incontrollabili, di entità simile alle forti emozioni scatenate dalla necessità di fronteggiare la morte e di sopravvivere in guerra. In tal senso, Némirovsky descrive con una modalità caricaturale e preveggente una tendenza che non si limita ai suoi contemporanei ma arriva fino ai giorni nostri.

    Il secondo aspetto sul quale Gladys si sofferma a riflettere, è il suo rapporto con la figlia Marie-Thérèse, che sa di amare in una maniera incostante e trascurata mentre le impone di farle da madre, sperando anche di sedurne il fidanzato Olivier quando lui chiede la mano della ragazza – rifiutata con il timore giustificato di sembrargli una vecchia. Da parte sua Marie-Thérèse, per avere quasi vent’anni, è fin troppo saggia, idealista e severa, forse per reazione ai salotti buoni frequentati dalla madre in cui viene mostrata ai conoscenti come una bella bambola. “Mia povera mammina, non conosci la vita tu…” sospira rassegnata rivolgendosi alla protagonista. E poi, respingendo l’edonismo conformista perseguito da Gladys, la figlia disobbedisce giudicando assurda l’opposizione al matrimonio: insieme a Olivier si concede “quella sensazione indimenticabile di correre a occhi spalancati verso un precipizio…”, rimane incinta e procede nella gravidanza incurante dei divieti materni. Malgrado questo, Marie-Thérèse finisce prostrata dalla scelta di partorire contro il volere di Gladys e dalla scomparsa di Olivier che nel frattempo è morto al fronte, e così a sua volta si spegne come un’eroina tragica e romantica mentre dà alla luce Bernard. La neononna, dopo un breve periodo di dolore per la morte della figlia, la dimentica presto e, all’apice della sua interpretazione grottesca, decide di disfarsi del piccolo per evitare scandali circa la sua età.

    Allevato da un ex-maggiordomo e al corrente della vera storia della propria famiglia, Bernard ricompare nella vita di Gladys cercando una somma per pagare le cure della sua ragazza gravemente malata. Dotato di un’intelligenza fuori dal comune, impersona la voce della coscienza della protagonista che, malgrado le dissimulazioni, riemerge con prepotenza sbattendogli in faccia alcune nude verità: “Credete di aver vinto la vecchiaia ma ce l’avete dentro. Potete sfoggiare un corpo ancora flessuoso (…) ma la vostra anima è vecchia. Peggio: è guasta. Ha l’odore della morte.” Furiosa per quella che ritiene un’imperdonabile sfacciataggine e, spaventata dalla prospettiva che lui possa rivelare a qualcuno la sua vera età, si vergogna inoltre dell’aspetto fisico del ragazzo il quale, diversamente da lei, ai suoi occhi è un bruttino insignificante che, essendole nipote, ne insulta la bellezza. In una scena davvero tragicomica lui la prende in giro chiamandola più volte nonna e allora lei, immune da qualsiasi moto di tenerezza o autoironia, arriva al massimo dell’esasperazione, mette mano a una pistola e lo uccide: finalmente sollevata, ha messo a tacere un’ultima parte di se stessa che reclamava attenzione.
    Irène Némirovsky, "Jezabel" Adelphi Edizioni, 2007, pag. 194, Euro 17,00 (fonte: pamelablog.wordpress.com)
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    LETTURE: "IL BALLO" di Iréne Némirovsky (romanzo breve)
    (di Lorella Quintaba)

    Yyi585bs (Clicca sull'immagine per ingrandire)

    Un racconto che si legge tutto d’un fiato.
    La protagonista è la figlia quattordicenne dei coniugi Kampf, lui banchiere ebreo che grazie ad investimenti ben calcolati riesce ad accumulare una grande ricchezza tanto da consentire alla famiglia il passaggio nell'alta società e lei donna arrivista, ambiziosa e vanitosa, che dopo anni di sacrifici e rinunce può finalmente esaudire il suo desiderio di far parte della società che conta.
    E quale migliore occasione se non quella di organizzare un ballo nella sua nuova residenza e invitare ben 200 ospiti tra le famiglie più in voga e dai titoli altisonanti? Si perchè il denaro non basta per essere soddisfatti, bisogna che gli altri lo vedano, lo percepiscano.Ma a questa pomposa cerimonia non potrà partecipare la signorina Antoinette,che nel pieno della sua adolescenza si sente pronta per il debutto in società..La madre continua a trattarla come una bambina,anzi una bambina stupida che crea solo problemi,e la obbliga ad andare a letto presto come ogni sera.
    Antoinette soffre, piange, odia i suoi genitori che non si curano di lei fino a mettere in atto la sua vendetta, tremenda ed efficace e a godere alla fine del risultato. Tutta la crudeltà porterà alla sconfitta per entrambe, madre e figlia, accomunate dalla stessa insensibilità, Antoniette alla fine sarà diventata come la madre. Antoniette odia i suoi genitori che considera gretti e ridicoli, «Vorrei morire; Dio fa' che io muoia... Dio mio, Madonnina, perché mi ha fatta nascere tra loro? Puniteli, vi prego... Puniteli una volta e poi muoio in pace...», e odia anche la sua bambinaia inglese che vede come un’imposizione di sua madre.
    Un racconto breve ma che racchiude tantissimo. Intanto il fatto che il denaro fatto con troppa facilità, o con espedienti poco puliti, non può portare alla felicità. Le persone invitate sono nobili sono nei titoli ma sono vecchi furbi, donne con passati in case chiuse etc. Ritroviamo l’ironia della Nemirovsky. Bella la scena del ballo a cui si presenta solo la maestra di musica di Antoniette che gode della situazione imbarazzante:” Già le undici e dieci” esclamò la signorina Isabelle “Si, ha ragione il tempo vola da voi ,complimenti… Addirittura le undici e un quarto, credo, sentite i rintocchi?”
    Poi il tema autobiografico della madre arida d’amore verso la figlia, ed innamorata del piacere, del lusso e dello sfarzo che tragicamente poi le si ritorcerà contro è il leitmotiv preferito dall’autrice.
    Antoinette può essere considerata l’ alter-ego dell'autrice .
    E’ come spiare la vita privata di una famiglia e coglierne tutti gli atteggiamenti meschini. Bello!
    (Piccola Biblioteca Adelphi - pp. 84 - Euro 8,00)
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    SHAKESPEARE - L’AMBIZIONE DI MACBETH
    (di Lorella Quintaba)

    SEYTON – È morta la regina, monsignore.
    MACBETH – Doveva pur morire, presto o tardi;
    il momento doveva pur venire di udir questa parola…
    Domani, e poi domani, e poi domani,
    il tempo striscia, un giorno dopo l’altro,
    a passetti, fino all’estrema sillaba
    del discorso assegnato e i nostri ieri
    saran tutti serviti
    a rischiarar la via verso la morte
    a dei pazzi. Breve candela, spegniti!
    La vita è solo un’ombra che cammina,
    un povero attorello sussiegoso
    che si dimena sopra un palcoscenico
    per il tempo assegnato alla sua parte,
    e poi di lui nessuno udrà più nulla:
    è un racconto narrato da un idiota,
    pieno di grida, strepiti, furori,
    del tutto privi di significato!

    streghe Streghe (clicca sull'immagine per ingrandire)

    Con questi versi tratti dall’Atto V scena V di Macbeth un tema caro a Shakespeare. Cosa è la vita? Siamo solo attori che entrano , recitano la loro parte assegnata e poi escono. La vita è breve, è solo un racconto narrato da un idiota. Macbeth è deluso, sono crollate tutte le sue aspettative .La sua aspirazione ad essere re e a realizzare il suo sogno si è infranta contro la dura realtà. Ora è impazzito, ha perso il controllo ed è solo l’ombra di chi era una volta . Quello che gli è rimasto da vivere è paragonato ad una candela che sta per spegnersi.
    Ma chi è Macbeth? Un cavaliere scozzese, nobile, valoroso e coraggioso; il generale preferito dal re Duncan, pronto a combattere contro i ribelli. Macbeth è un eroe che ha la sfortuna di incontrare, al suo ritorno da una battaglia con l’amico Banquo, tre streghe in una foresta. Le streghe lo stanno aspettando e hanno tre profezie da rivelargli. La prima, “diventerai cavaliere di Glamis “,è già realtà, la seconda, “diventerai cavaliere di Cowdor”, lo diventa subito. La terza è la più assurda: le streghe danno il benvenuto al futuro re.
    Come è possibile? Macbeth vuole sapere di più, ma le streghe ora si rivolgono a Banquo e gli predicono che sarà padre di una stirpe di re.
    Se le prime profezie si sono avverate perché questo non può avvenire anche della terza? Macbeth manda una lettera alla moglie e le racconta delle streghe. Anche lei è ambiziosa, forse anche più del marito, certamente è più forte e determinata. Così i due organizzano un piano per assassinare il re Duncan.
    Lady Macbeth si rivela una manipolatrice fredda nel suo intento, niente può fermarla .
    L’omicidio è facile cosa, ma le conseguenze sono terribili. Macbeth si rivela essere un re debole, ossessionato dai fantasmi. E’ solo un attore che sogna un ruolo importante. Il potere è la sua rovina.
    Inizia ad uccidere e a voler eliminare tutti i possibili testimoni, poi cade in depressione. La sua vita è un racconto senza significato. Né può aiutarlo la moglie che, logorata dal rimorso, è impazzita e vaga sonnambula, cercando di lavar via le macchie di sangue che continua a vedere sulle sue mani.
    Shakespeare dice che non si può uccidere un re giusto come Duncan, anche la Natura si ribella a questo.
    Lady Macbeth muore, forse suicida; Shakespeare non rivela mai direttamente i suicidi; non lo fa neanche con Ofelia in Amleto.
    Così Macbeth cerca di nuovo le streghe per sapere cosa gli riserva il futuro. Le streghe gli dicono che solo un uomo non nato da una donna e una foresta che cammina potranno sconfiggerlo. Può stare tranquillo: le due cose sembrano impossibili. Ma le profezie delle streghe sono fuorvianti. Malcolm guida un esercito con MacDuff e Seyward, Ai soldati, accampati nel bosco di Birnan, viene ordinato di tagliare i rami degli alberi per marciare non visti. Infine Macbeth sarà ucciso da Macduff nato con taglio cesareo e strappato dal ventre della mamma prima del tempo, quindi non nato da una donna.
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    IL GRANDE GATSBY E IL FALLIMENTO DEI SOGNI
    (di Lorella Quintaba)

    Il 10 Aprile 1925 Francis Scott Fitzgerald pubblicava Il Grande Gatsby
    Ho letto questo romanzo più volte e me ne sono innamorata . Gastby è uno dei grandi personaggi della letteratura mondiale , icona di chi cerca un riscatto sociale e affettivo,di chi lotta per essere pienamente accettato, di chi va dietro un sogno. “Aveva perso il vecchio caldo mondo e pagato un prezzo troppo alto per avere vissuto troppo a lungo con un unico sogno.”
    Finita la Prima Guerra Mondiale, Nick Carraway si allontana dallo sperduto paesino del Middle West che lo aveva visto laurearsi nel 1915 per trasferirsi a West Egg ,cittadina non troppo distante da New York, per lavorare in borsa . E' lui la voce narrante, le sue giornate scorrono tra gli incomprensibili e poco attraenti numeri di borsa e finanza, ma le notti rivelano la magia degli anni venti tra party notturni, orchestre jazz, contrabbando di alcolici e borghesia emergente. E poi chi è il suo misterioso e ricchissimo vicino di casa? e perché passa tanto tempo a fissare quella piccola luce verde che brilla su uno dei moli dell'altra sponda della baia? Le feste sono a casa sua, la gente va e viene senza essere invitata, si diverte e spettegola sulla vita e gli affari del misterioso padrone di casa.
    Sarà proprio Nick a stringere un'amicizia con Gatsby, per accompagnarlo lungo le tortuose vicende di una relazione passata che sbuca prepotentemente nel presente...
    “La sua vita era stata disordinata e confusa da allora, ma se riusciva una sola volta a ritornare a un certo punto di partenza e ricominciare lentamente tutto daccapo, sarebbe riuscito a capire qual era la cosa che cercava.”
    Sì perché l'ambizioso giovanotto, che ha saputo conquistarsi con tutti i mezzi, leciti e no, prestigio, ricchezza e rispettabilità, ha un sogno: vuol far rivivere l'amore fiorito un tempo tra lui e Daisy, la ragazza che un giorno lo ha respinto perchè povero e senza prospettive, per sposare il rampollo di una delle grandi famiglie americane. Ha scelto di essere superficiale e ricca. Di sua figlia dice: “Sono contenta che sia una bambina. E spero sia stupida: è la migliore cosa che una donna possa essere al mondo, una bella piccola stupida”.
    Ora Gastby è ricco e ha comprato una villa dall’altra parte della baia e organizza feste sfavillanti e frenetiche nella speranza di vedere ad una di esse Daisy.
    “E mentre meditavo sull'antico mondo sconosciuto, pensai allo stupore di Gatsby la prima volta che individuò la luce verde all'estremità del mondo di Daisy".
    “Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C'è sfuggito, allora, ma non importa: domani andremo più in fretta allungheremo di più le braccia...e una bella mattina...”
    Ma i sogni più sono belli e meno hanno la possibilità di avverarsi.
    “Ci dovevano essere stati momenti, perfino in quel pomeriggio, in cui Daisy non era stata all’altezza dei suoi sogni – non per colpa sua, ma per la colossale vitalità della sua illusione. Era andato oltre lei, oltre tutto. ”
    E Jay Gatsby non solo non riuscirà a strappare Daisy a suo marito, Tom Buchanan, pur esibendo tutto il suo fascino e potere, ma finirà addirittura col cadere, vittima innocente, sotto i colpi di un marito tradito messo sulle sue tracce, per vendetta, dal perfido rivale.
    “Non si può ripetere il passato.”
    “Al tocco delle sue labbra Daisy sbocciò per lui come un fiore e l’incarnazione fu completa.”
    “Ma a ogni parola lei si chiudeva maggiormente in se stessa, finché Gatsby rinunciò, e solo il suo sogno morto continuò a lottare mentre il pomeriggio scivolava via, cercando di toccare quello che non era più tangibile, arrancando con mestizia, non disperando, verso quella voce perduta in fondo alla stanza.”

    Il sogno rimane vivo fino a che la luce verde all’estremità del molo continua a brillare. Si spegnerà insieme alla vita di Gastby.
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    Il Grande Gatsy, uno dei migliori lavori di Francis Scott Fitzgerald, è il ritratto di un’epoca fastosa e frivola, e il fallimento di un sogno. L’opera è ricca di cenni autobiografici che ricordano la vita tormentata dell'autore con la moglie Zelda Sayre , dall’amore impossibile tra uno squattrinato tenente dell’esercito che sogna di fare lo scrittore e la figlia di una delle più agiate famiglie dell’Alabama alle notti folli trascorse dalla coppia per le vie di Hollywood, sino ai tradimenti, litigi e sfoghi perpetuatisi anche attraverso opere letterarie: leggere per credere Il romanzo di Zelda (Sayre) e Tenera è la notte (Fitzgerald, in risposta).

    Leggendo il romanzo rimaniamo sorpresi dalla leggerezza stilistica delle sue pagine, rimaniamo incantati dalla magia delle atmosfere e rimaniamo affascinati mal misterioso e malinconico Gatsby. Ed è proprio questo che ho colto e apprezzato maggiormente nelle letture successive.
    Fitzgerald è lo scrittore iconico dell'Eta del Jazz, che ha saputo raccontare la Generazione Perduta e che è diventato il simbolo di una intera epoca.
    Il romanzo si conclude con queste parole :
    “E mentre meditavo sull'antico mondo sconosciuto, pensai allo stupore di Gatsby la prima volta che individuò la luce verde all'estremità del molo di Daisy. Aveva fatto molta strada per giungere a questo prato azzurro e il suo sogno doveva essergli sembrato così vicino da non poter più sfuggire. Non sapeva che il sogno era già alle sue spalle, in quella vasta oscurità dietro la città dove i campi oscuri della repubblica si stendevano nella notte. Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C'è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia … e una bella mattina… Così continueremo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato.”
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    LETTURE: "IO PRIMA DI TE" di Jojo Moyes
    (di Claudia Corsini)

    A ventisei anni, Louisa Clark sa tante cose. Sa esattamente quanti passi ci sono tra la fermata dell’autobus e casa sua. Sa che le piace fare la cameriera in un locale senza troppe pretese nella piccola località turistica dove è nata e da cui non si è mai mossa, e probabilmente, nel profondo del suo cuore, sa anche di non essere davvero innamorata di Patrick, il ragazzo con cui è fidanzata da quasi sette anni. Quello che invece ignora è che sta per perdere il lavoro e che, per la prima volta, tutte le sue certezze saranno messe in discussione. A trentacinque anni, Will Traynor sa che il terribile incidente di cui è rimasto vittima gli ha tolto la voglia di vivere. Sa che niente può più essere come prima, e sa esattamente come porre fine a questa sofferenza. Quello che invece ignora è che Lou sta per irrompere prepotentemente nella sua vita portando con sé un’esplosione di giovinezza, stravaganza e abiti variopinti. E nessuno dei due sa che sta per cambiare l’altro per sempre. “Io prima di te” è la storia di un incontro. L’incontro fra una ragazza che ha scelto di vivere in un mondo piccolo, sicuro, senza sorprese e senza rischi, e un uomo che ha conosciuto successo, la ricchezza e la felicità, e all’improvviso li ha visti dissolversi, ritrovandosi inchiodato su una sedia a rotelle. Due persone profondamente diverse, che imparano a conoscersi senza però rinunciare a se stesse, insegnando l’una all’altra a mettersi in gioco.

    Ho letto questo romanzo incuriosita dal trailer del film, quindi ne avevo intuito genere e contenuti. Ciò che mi spinge a scriverne un commento è la profonda incongruenza, da un punto di vista psicologico ed esistenziale, fra il finale e il resto della storia: un autentico strappo che il lettore percepisce benissimo e che lascia un misto di amarezza, di tristezza e di rabbia. La storia narra l’incontro di due persone che la vita ha profondamente ferito, l’una nell’animo, l’altra nel corpo. Louisa Clark a ventisei anni si è arresa ad una vita priva di sogni, progetti, ambizioni. Non ha fiducia in se stessa e non è molto considerata dagli altri. Conduce una vita abbastanza mediocre e limitata, ma questo stato di cose, in un certo senso serve anche a proteggerla dal mondo esterno e da ciò che non conosce. Will Traynor ha trentacinque anni e pensa che la sua vita non abbia più alcun senso da quando un incidente lo ha costretto sulla sedia a rotelle.
    Tutto il romanzo ci dimostra come il loro incontro riesca a far cambiare entrambi, a farle diventare persone diverse e migliori. Nonostante questo processo di crescita e cambiamento, alla fine, l’autrice ci fa ritrovare il protagonista al punto di partenza e cioè fermo nella sua decisione di porre fine alla sua vita attraverso l'eutanasia in una clinica in Svizzera. Qual è il messaggio che ci lascia questo romanzo? Forse che la vita è degna di essere vissuta solo nel caso che tutto vada secondo le migliori aspettative? Se fosse così, di certo solo una minima parte di umanità affronterebbe il proprio destino.

    «Io voglio che lui viva. Ma voglio che viva se è lui a desiderarlo. Se non è così, se lo costringiamo a tirare avanti, non importa quanto gli vogliamo bene: diventiamo solo degli altri stronzi che gli impediscono di fare le sue scelte.» (…) «Non posso assolutamente lasciare che accada, Nathan.» Lui non disse nulla. «Non posso.» Fissai il mio passaporto abbandonato sul tavolo della cucina. Era terribile. Sembrava appartenere a una persona completamente diversa. Qualcuno la cui vita, il cui modo di essere, non avrebbe mai potuto avere nulla a che vedere con me. Rimasi a fissarlo, riflettendo.

    La vita di ogni essere umano prima o poi è attraversata dalla sofferenza. Talvolta si incappa in un evento drammatico che cambia all’improvviso l'esistenza; altre volte si tratta di punture di spillo, più o meno intense, che magari si ripetono quasi quotidianamente fino a mettere a dura prova la capacità di sopportazione. Ciò che rende la vita vivibile e persino bella non è l’assenza di dolore o di imprevisti, ma la capacità di dare loro un senso. Viktor Frankl, psichiatra viennese sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti, diceva che la differenza fra coloro che, nei campi di concentramento, ponevano fine spontaneamente alla loro vita gettandosi sul filo spinato attraversato dalla corrente elettrica, e coloro che invece hanno saputo resistere, era appunto la capacità di dare un senso alla vita; anche in condizioni talmente estreme da essere disumane. Che senso ha mostrarci un protagonista che riconosce di essere cambiato in meglio (lui stesso ammette che prima della sedia a rotelle era un inetto) e fargli dire che gli ultimi sei mesi sono stati i più belli della sua vita; che senso ha mettergli accanto un antieroe (di omerica memoria), ovvero quel Patrick fidanzato di Louisa, tutto muscoli e prestanza fisica, che dal confronto con Will esce inevitabilmente battuto? Che senso ha far capire al lettore che quello che di bello Will riesce a fare, ciò che dà nuovi significati alla sua vita è dovuto proprio grazie all’invalidità di cui soffre? Infatti è questa nuova condizione che lo ha reso veramente “umano” e che gli fa intuire il dolore di Louisa, celato sotto abiti variopinti ed una maschera di ostentata allegria.

    «Bene» dissi slacciandomi la cintura. «Meglio che entriamo. Ci aspetta la routine serale.» «Aspetta un attimo, Clark.» Mi voltai. Il viso di Will era in ombra e non riuscivo a vederlo bene. «Aspetta. Solo un attimo.» «Stai bene?» Lo sguardo mi cadde sulla sua sedia, temendo che fosse rimasto impigliato o intrappolato da qualche parte o di aver sbagliato qualcosa. «Sto bene. È solo che…» Vedevo il suo colletto bianco che risaltava sulla giacca scura. «Non voglio ancora rientrare. Voglio soltanto rimanere un po’ qui e non dover pensare a…» Deglutì. Perfino nella penombra sembrava tutto faticoso. «Semplicemente… desidero essere un uomo che è stato a un concerto con una ragazza con un abito rosso. Solo per qualche istante ancora.» Lasciai andare la maniglia della portiera. «Certo.» Chiusi gli occhi, mi appoggiai al poggiatesta e indugiammo ancora un po’, due anime perdute nel ricordo della musica, seminascoste all’ombra di un castello, su una collina inondata dal bagliore della luna.

    In passato, lui non avrebbe mai nemmeno notato Louisa, né tantomeno la sua sofferenza; né Louisa si sarebbe fidata di lui, se fosse rimasto l’uomo che era prima dell’incidente. Will infatti riesce a salvare Luoisa non portandola a teatro o in vacanza, ma portandola fuori dal quel labirinto di paura, di sensi di colpa, di biasimo e di rimproveri in cui si è confinata da anni. E’ proprio grazie al dolore e alla paura, di cui Will fa quotidianamente esperienza, che egli riesce a vedere la sofferenza di Louisa. Proprio perché l’infermità ha posto dei limiti al proprio piacere, egli si affranca dalla sua sofferenza e scopre la gioia di vivere per il bene di qualcun altro. Non si può dare ad un altro ciò che non si ha. Will non avrebbe mai potuto salvare Luisa se prima non avesse salvato se stesso. Che senso ha, però, far fare al protagonista l’esperienza dell’amore incondizionato, per poi fargli confessare che per lui ciò non è abbastanza? E’ questa frase, a parer mio, che provoca uno strappo fra il finale e il resto della storia.
    Se tutto questo non è abbastanza, cos'altro si voleva allora dal protagonista? La natura umana è costruttiva nella sua essenza e non distruttiva. Non esiste un processo di cambiamento esistenziale che poi riporti l’individuo al punto di partenza come un vano girare in tondo, come se in effetti nulla fosse davvero accaduto. Al contrario, un processo di questo tipo può essere paragonato ad una salita in montagna, ad un cammino lento, faticoso, a tratti scoraggiante, ma che porta a salire sempre più in alto e una volta arrivati in cima ci permette di scorgere un panorama inimmaginabile; ci permette di vedere il mondo da una nuova prospettiva, di scoprire nuove strade e nuove soluzioni.
    Nel leggere questo romanzo è inevitabile il confronto con film come "Quasi amici" o "La teoria del tutto", dove si narrano storie di uomini con la stessa invalidità del nostro protagonista. Ma questi film sono tratti da storie vere, quindi hanno un esito certamente più credibile. Probabilmente, se Will fosse stato davvero libero di scegliere non avrebbe posto fine alla sua esistenza in una clinica svizzera, non avrebbe mai rinunciato a questa nuova occasione per essere vivo. Peccato che l’autrice abbia scelto per lui e che si tratti di una scelta davvero infelice. Sembra quasi che si sia voluto deliberatamente trattare un tema così delicato, quello dell'handicap e della malattia, con maldestra superficialità.
    Consiglio la lettura del romanzo a chi ama il genere romantico e le struggenti storie d’amore, ma occorre fermarsi a quel bacio che Will e Lousia si scambiano ad una cinquantina di pagine dalla fine. Lasciamoli lì, in quel preciso momento, con la speranza che il futuro non sia già stato scritto dal passato, ma possa ancora essere cambiato.
    Voglio concludere facendo mie le parole di Stephen Hawking nel film “La teoria del tutto”: "Non dovrebbero esserci confini agli sforzi umani. Noi siamo tutti diversi; per quanto brutta può sembrarci la vita c’è sempre qualcosa che uno può fare e con successo, perché finché c’è vita c’è speranza".
    "Io prima di te" di Jojo Moyes - pp. 391 - Mondadori - Euro 14,99
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    LETTURE: "L'HO SPOSATO, LETTORE MIO" a cura di Tracy Chevalier
    (di Lorella Quintaba)

    IN OCCASIONE DEL BICENTENARIO DI CHARLOTTE BRÖNTE dal 21 aprile è uscito in libreria questo volume.
    Il libro è una collezione di ventuno storie d’amore (scaricabili anche singolarmente come e-book sul sito Neri Pozza e su tutte le piattaforme digitali a 0,49 euro) per celebrare Charlotte Brontë e Jane Eyre. Racconti diversissimi per sensibilità, scrittura e intenzioni, che ruotano attorno a una medesima eroina, una donna determinata e coraggiosa, che combatte per vincere i pregiudizi e gli ostacoli della società. Tracy Chevalier ha chiesto alle migliori autrici in lingua inglese di raccontare una storia ispirata a quella celebre battuta. Nella maschilista cultura vittoriana Jane invece di dire «mi ha sposata, lettore mio» dice: «l’ho sposato, lettore mio» mettendo in evidenza la coscienza femminile di Charlotte Bronte.
    Le autrici di questa antologia sono scrittrici tradotte in tutto il mondo:
    Tracy Chevalier, Tessa Hadley, Sarah Hall, Helen Dunmore, Kirsty Gunn, Joanna Briscoe, Jane Gardam, Emma Donoghue, Susan Hill, Francine Prose, Elif Shafak, Evie Wyld, Patricia Park, Salley Vickers, Nadifa Mohamed, Esther Freud, Linda Grant, Lionel Shriver, Audrey Niffenegger, Namwali Serpell, Elizabeth McCracken.
    "L'ho sposato, lettore mio" a cura di Tracy Chevalier - pp. 304 - Neri Pozza - Euro 18,00
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    LETTURE: "LA SCHIAVA FRANCESE" di Kathleen McGregor
    (di Claudia Corsini)

    Capo Verde, 1674. Angeline Bonnaire ha vissuto tre anni a bordo della Bonne Chance, la fregata del pirata francese Benjamin Adam, che l’ha sottratta alla schiavitù e resa sua amante. Quando rimane incinta, l’uomo le affida una mappa che conduce a un ricco tesoro e la fa fuggire. Sola a bordo di una scialuppa, Angeline ben presto si ritrova alla deriva in mare aperto e si imbatte nel suo incubo peggiore: la nave negriera olandese Swaan. Gerben De Witte, capitano della nave, è intenzionato a ricavare una fortuna dalla vendita di quella mezzosangue bella e selvaggia. Ma il fato vuole che sul palco della piazza del mercato degli schiavi di Port Royal, Omar De Chaville la veda. Pur di riaverla e portarla al sicuro a bordo della Spitfire, l’uomo è pronto ad affrontare chiunque e a infrangere ogni legge. E così Angeline si ritrova di nuovo su una nave, nelle mani di un uomo che la guarda e le parla come se la conoscesse... Ma la vera minaccia è un’altra: il nuovo capitano della Bonne Chance, Louis Fontaine, è sulle sue tracce, determinato a recuperare a ogni costo la mappa del tesoro...

    Un nuovo libro di K. McGregor , che continua la serie dei "pirati dei Caraibi". Una cover affascinante ed accattivante, una trama ampia e ben studiata, che soddisfa le aspettative e le curiosità del lettore.
    Un romanzo ben caratterizzato, insomma, con personaggi delineati anche sotto l'aspetto psicologico. Scorrendo le pagine si avverte quasi un nodo in gola per quella povera ragazza che così giovane subisce tante torture e tante sofferenze. La mia ammirazione in questo romanzo, tuttavia va ad Omar De Chaville, un personaggio che incuriosisce perché si capisce che sotto quel suo aspetto rozzo e mascalzone si nasconde una bella dose di dolcezza, di simpatia e di timidezza... qualità che solo Angeline riuscirà a fargli esprimere grazie alla sua spontaneità e alla fiducia che ripone in lui.
    Non si può sottovalutare la figura di Ben, un uomo non più nel fiore degli ann,i che grazie ad Angeline è riuscito a trovare la vera felicità e il vero amore che ha difeso fino alla morte... una morte molto crudele, molto triste. Un personaggio che ha insegnato ad Angeline ad essere forte e a non avere paura davanti al nemico
    L'intera vicenda è concentrato sulla navigazione verso un'isola di cui nessuno era a conoscenza, nella quale si troveranno tesori, almeno stando alle impressioni di Ben. Riusciranno, i nostri personaggi, ad affrontare le varie tappe? Riusciranno a trovare l'oro? Angeline (che aspetta un figlio concepito da una relazione con Ben) troverà l'uomo giusto per lei e per il suo bambino? E il nostro affascinante Omar, dopo aver tanto sofferto per una donna che lo ha abbandonato, potrà tornare ad amare di nuovo?
    "La schiava francese" di Kathleen McGregor - pp. 512 - Leggereditore - Euro 16,90
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    MITOLOGIA NORDICA. LA LEGGENDA DI CRIMILDE E SIGFRIDO
    (fonte: storiaefantasy)

    https://storiaefantasydotcom1.wordpress.co...lde-e-sigfrido/
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    "PURITY" romanzo di Jonathan Franzen
    (di Claudia Corsini)

    Troppe responsabilità gravano sulle giovani spalle di Purity Tyler, per tutti Pip: un debito universitario di centotrentamila dollari che il suo pessimo lavoro da promotrice telefonica non potrà mai ripagare, una madre lunatica, ipocondriaca e del tutto priva di senso pratico, e nessun padre con cui condividere i due carichi. L'incontro fortuito con una bellissima e indecifrabile attivista tedesca nella casa di Oakland che Pip occupa con altri squatter le offre un'inattesa possibilità di fuggire da tutto questo: uno stage (retribuito!) presso la sede sudamericana del Sunlight Project, l'organizzazione clandestina che divulga via rete notizie riservate sui traffici di mezzo mondo. Accettando, Purity potrà contribuire alla pulizia del pianeta gettando luce sui misteri dei potenti, e allo stesso tempo, perché no, carpire informazioni sull'identità di suo padre, che la madre si rifiuta da sempre di rivelare, per indurlo a metter mano al portafogli. E poi potrà conoscere il mitico Andreas Wolf, ispiratore e leader carismatico del Progetto. Wolf è finito sotto i riflettori durante l'attacco a Normannenstraße del 1990, che ha scoperchiato gli altarini della Stasi e di un intero sistema, e da quel momento la sua ascesa verso l'Olimpo dei leaker piú scomodi è stata inarrestabile. A differenza del collega e rivale Julian Assange, Wolf vorrebbe fare della purezza il suo marchio di fabbrica («Wiki era sporca: c'è gente che è morta a causa di Wiki»); come lui, tuttavia, esprime il rapporto instabile e complicato che lega potere e segreti. Oscuri e nefasti sono quelli che si nascondono nel passato di Andreas, in una Ddr pre-caduta del Muro; oscura e ambigua è la sua tensione verso la nuova arrivata Pip. Il contatto con il leader segnerà per lei l'inizio di un viaggio di formazione alla scoperta di suo padre e di sua madre, della stoffa morale di cui sono fatti quelli che ama, del lato oscuro dietro a ogni luce. L'autore di Le correzioni e Libertà dilata il tempo e lo spazio della sua narrazione - la Germania Est degli anni Ottanta, Philadelphia, Oakland, Denver, la Bolivia di oggi -, espande la galleria dei personaggi e moltiplica i protagonisti, diversifica le insidie con cui si devono misurare - dalla potenziale distruttività del ruolo genitoriale alla schiavitú dell'immagine, dalla corruttibilità delle idee forti alla guerra fra i sessi -, e restituisce una grande opera di inedita ambizione e irresistibile pathos.

    Franzen ci offre con “Purity” un romanzo ben scritto, costruito con precisione matematica, ma allo stesso tempo complesso e ambiguo. Un romanzo che è quasi una successione di racconti, ciascuno con il suo protagonista, di cui l’autore svela la storia personale, le vicende passate, le relazioni vissute. Di ogni personaggio viene descritto accuratamente il carattere, approfondito il vissuto e il profilo psicologico, con un realismo narrativo e una crudezza, che penetrano fin nelle pieghe più intime di ogni singolo individuo fino a smascherarne gli aspetti più turpi, così da permettere al lettore di comprendere le ragioni che ne condizionano i comportamenti attuali.
    La gente era attratta dalla sua bellezza, dalla sua lingua velenosa e dalla verosimile possibilità che fosse un genio artistico; aveva la capacità di attirare tutti gli sguardi. Ma fondamentalmente era molto più timida di quanto la sua autopresentazione lasciasse intendere, e continuava ad alienarsi le persone con il suo assolutismo morale e il suo senso di superiorità, che spesso è la radice segreta della timidezza.
    La storia di Purity fa da cornice ad un dipinto più vasto di un’umanità variegata, popolata da personaggi feriti, violati nel corpo o nello spirito, inquieti ed insieme inquietanti. Infatti accanto a Purity, nel romanzo conosciamo Andreas ed Annagret , con le loro ferite, i loro segreti; Tom e Leila, quest’ultima in perenne competizione con l'ex moglie di Tom, ancora dolorosamente presente nei suoi ricordi, come un rimpianto che tinge di sé ogni istante presente. E ancora Katya, Anabel, tanti personaggi e altrettanti drammi, segreti, conflitti relazionali.
    Nessuno poteva sapere cos’era stato avere Katya come madre. Cosa voleva dire farsi sputtanare la psiche, giorno dopo giorno, ed essere non solo troppo giovane e debole per opporsi, ma perfino incapace di arrabbiarsi, perché lei, con le sue seduzioni, lo aveva spinto a desiderarlo.
    Conosciamo Purity, o Pip come si fa chiamare, lentamente, attraverso le persone che incontra e che hanno un impatto nella sua vita. All’inizio del romanzo è un’adolescente alla ricerca della sua identità. La ferita lasciata da un’infanzia vissuta senza conoscere il padre e le sue origini, che la madre si è sempre rifiutata di rivelarle, emerge dall’incapacità della ragazza di stabilire delle relazioni stabili e durature con coetanei, infatti s’innamora o crede di innamorarsi solo di uomini molto più adulti di lei sui quali proietta questo suo bisogno di paternità. Il lettore, dopo averla conosciuta come una giovane donna che non riesce a combinare molto nella vita, alla ricerca del suo passato per poter progettare il suo futuro, abbandona per un po' ad Oakland Purity con i suoi conflitti, con la madre depressa ed impegnata a nascondersi dal mondo, per ritrovarla, più tardi, stagista competente a Denver, dove collabora con una giornalista d'assalto, Leila. La storia di Purity, Pip, fa da sfondo o filo conduttore alle storie degli altri personaggi che per vari motivi intrecciano le loro esistenze a quelle della protagonista, contribuendo con l'impatto della loro relazione a formarne la personalità. Pip cresce durante il romanzo, si trasforma, fino a diventare donna da quell'adolescente che troviamo all'inizio, proprio grazie alle diverse esperienze che fa incontrando persone diverse, ognuna a suo modo capace di darle un input, una spinta verso un cambiamento di cui Pip si assume la responsabilità proprio scegliendo la direzione da seguire.
    Un romanzo ricco di intrecci, vicende e personaggi, tanto che si fatica a distinguere chi sia il vero protagonista in questo dedalo di storie, e lo si comprende solo ritornando al titolo. La vera protagonista della storia infatti non è tanto “Purity”, Pip, ma la “purezza”, persa nella nostra odierna società con tutto ciò che le fa da corollario, candore, limpidezza, verginità, innocenza, trasparenza. Sembra quasi simbolico il fatto che Purity si vergogni del suo stesso nome tanto da assumere il nomignolo che le hanno dato a scuola, Pip (forse un omaggio a “Grandi speranze” di Dickens?). Si avverte in ogni pagina del libro questa insaziabile fame di purezza dei protagonisti, che la ricercano nel perseguire grandi ideali, ma con strumenti corrotti, come corrotto è l’animo delle persone descritte e corrotte le relazioni che riescono a replicare quasi all’infinito nella loro crudeltà, squallore, drammaticità, violenza, che Franzen descrive con dovizia di particolari, tanto da violare egli stesso la sensibilità del lettore. Il romanzo si costruisce tutto intorno a questa ambiguità fra il desiderio di purezza dei protagonisti e le scelte quasi obbligate per le storie personali, che invece li conducono a baratri di perdizione. Ambiguità fra il desiderio di purificare questo mondo portando alla luce del sole ogni nefandezza (Sunlight Projet, è il nome dell’organizzazione clandestina messa in piedi da Andres Wolf) e al contrario scelte personali che gettano ogni singolo individuo nell’oscurità e nel nascondimento. Protagonisti “schizofrenici” cioè scissi fra i due estremi di questa ambiguità, come scisso è realmente l’animo umano in una continua lotta fra bene e male.
    I nomi stessi sono scelti ad arte per sottolineare questo conflitto esistenziale, da Purity, la protagonista, cui è affidato il compito di riscattare se stessa ma anche questa umanità decaduta, ritrovando una purezza di vita e di relazioni; ad Andres Wolf, un “lupo” feroce, che proietta sugli altri la sua natura selvaggia e spera di liberarsene ditruggendoli; Tom Aberant, che richiama quell’aberrazione di cui tutto il romanzo si fa portavoce.
    Si arriva in fondo al libro nauseati da tanta immoralità nei rapporti umani, sconvolti da una società in cui anche l’infanzia è stata privata della sua originaria innocenza. Franzen scuote la coscienza del lettore sottoponendolo ad una overdose di relazioni raccapriccianti, tanto che quella pioggia che arriva nell'ultimo capitolo ha un effetto balsamico, un lavacro, una sorta di battesimo dell'animo umano, che porta via tutto lo squallore a cui abbiamo assistito durante la lettura per restituirci nuova speranzae fiducia.
    Le persone che le avevano lasciato in eredità un mondo rovinato stavano litigando furiosamente. Jason sospirò e le prese la mano. Lei gliela strinse forte. Doveva essere possibile fare meglio dei suoi genitori, ma non era sicura di riuscirci.
    Purity si differenzia dagli altri personaggi della storia proprio per questa sua capacità di accettare l’eredità che le viene lasciata. Nel momento stesso in cui si ritrova faccia a faccia con le sue origini e la sua identità, non la rinnega, ma prende ciò che di buono può prendere dal suo passato e si dà una seconda opportunità, non pretendendo che siano gli altri a cambiare, ma facendosi lei stessa artefice del suo cambiamento. In questo sta forse la sua purezza, nel non arrendersi ad un destino che potrebbe sembrare inevitabile, ma al contrario nel farsi protagonista del suo personale umano riscatto, con gli strumenti che ha a disposizione.
    E’ difficile esprimere un parere su “Purity”, è uno di quei romanzi che o si ama o si odia. Credo tuttavia che lo si possa definire senz’altro un capolavoro, destinato ad un pubblico adulto e maturo.
    ("Purity" di Jonathan Franzen - Einaudi - pp. 656, euro 22,00)
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    "NUMERO UNDICI" narrativa di Jonathan Coe
    (di Lorella Quintaba)


    Amo Jonatnan Coe , amo la sua scrittura, il suo stile, la sia ironia britannica, la sua critica della società moderna. E mi è piaciuto tanto anche il suo ultimo libro edito da Feltrinelli, Numero undici.
    Numero undici è una raccolta di racconti, legati tra di loro tanto da formare un romanzo; uno dei fili conduttori è proprio il numero undici che ricorre come un’ossessione: è un numero civico, una importante sede politica, una linea del tram, i piani di una abitazione, un tavolo di un locale, una data.
    In ogni racconto Coe affronta un tema della società moderna, crudele e mercificata.
    Si parte con la storia di un'estate di due ragazzine, Rachel e Alison, che non capiscono la reazione dei nonni di Rachel di fronte al suicidio di David Kelly, lo scienziato britannico che aveva smascherato le bugie di Tony Blair sulla guerra in Iraq. Questo fatto è interpretato come la perdita dell’innocenza di una nazione che coincide con la perdita dell’innocenza delle due ragazze che compariranno in tutte le storie. Il riferimento alla morte di David Kelly, il cui corpo venne trovato a Harrowdown Hill nello Oxfordshire, ritorna nella terza storia quando la professoressa di Rachel, Laura, porta la ragazza nella sua casa in campagna proprio nello stesso parco dove era stato rinvenuto il corpo dell’ ispettore delle armi delle Nazioni Unite; un parco stupendo per delle belle passeggiate ma che aveva segnato la perdita dell’innocenza” E’ quello che la morte di David Kelly ha rappresentato per noi. Fino a quel momento eravamo stati scettici nei confronti della guerra in Iraq. Sospettavamo che il governo non ci dicesse tutta la verità. Ma il giorno in cui Kelly morì, una cosa divenne assolutamente chiara:la faccenda puzzava. Che si trattasse di suicidio o di omicidio non era così importante, una persona perbene era morta e , in un modo o nell’altro, erano state le bugie costruite intorno alla guerra ad ucciderla.Tutto qui. Nessuno di noi poteva più fingere che a governarci erano persone oneste.”( dal pensiero del marito di Laura) E la perdita dell’innocenza è anche uno dei temi del Paradiso Perduto di Milton sul quale Rachel deve scrivere un saggio per l’università.
    La prima storia ha un tono gotico, tipico dei racconti delle case stregate. Rachel bambina scoprirà un cadavere nei boschi e vicino al corpo troverà una carta da gioco su cui è tracciato un ragno.
    Il libro salta avanti nel tempo, e ritroviamo Rachel ormai cresciuta , prima studentessa universitaria e poi disoccupata. Trasferitasi a Londra, lavora infine come tutrice per dei bambini di ricchissima famiglia,Intanto Alison, deve vedersela con la sua omosessualità, con una madre, Val, ex cantante di successo che viene mandata al massacro in una specie di Isola dei famosi e con un’ ingiusta accusa che la porta in prigione.
    I personaggi ruotano intorno alla protagonista Rachel e le loro storie si intrecciano e creano una rete di connessioni significative tra fatti apparentemente inconciliabili, immagini simboliche e personaggi.
    Nelle storie si parla di diversità,di razzismo e pregiudizi, di banche ,di corruzione, di televisione,di reality show, di giornalismo, di social network che rendono la vita privata accessibile a tutti , di quei 140 caratteri che condizionano e stravolgono relazioni consolidate, di film di serie B, di allucinazioni, di successo a tutti i costi e di bisogno di riscatto,della smania di denaro e l’ostentazione di esso, delle ossessioni che condizionano la vita, del passato che ritorna, di rabbia. Si parla di politica e di mancanza di fiducia nella politica.
    Si affronta un altro tema della nostra società: la mercificazione della paura.

    Si è presentato questo libro come un sequel del capolavoro di Coe del 1994, La famiglia Winshaw. In effetti ritroviamo solo alcuni membri della famiglia Winshaw che nella Londra dei nostri giorni ha ancora una posizione di dominio, tra banche, mass media, premi e raccomandazioni. Non è più l’Inghilterra della Thatcher, ma ci sono altri problemi.
    Coe mescola diversi generi letterari e anche cinematografici : il comico e il noir, il thriller e il mistery, il gotico e il realismo magico; analizza il sottile confine tra realtà e fantasia,tra ragione e follia; descrive con humour e disprezzo il nostro mondo.
    Jonathan Coe
    Jonathan Coe è nato a Birmingham nel 1961, si è laureato a Cambridge e a Warwick, vive a Londra. Ha scritto tre biografie (di Humphrey Bogart, James Stewart e B.S. Johnson) e numerosi romanzi. Con Feltrinelli ha pubblicato: La famiglia Winshaw (1996), La casa del sonno (1998; audiolibro Emons-Feltrinelli, 2013), L’amore non guasta (2000), La banda dei brocchi (2002), Donna per caso (2003), Caro Bogart. Una biografia (2004), Circolo chiuso (2005), La pioggia prima che cada (2007), Questa notte mi ha aperto gli occhi (2008), I terribili segreti di Maxwell Sim (2010), Come un furioso elefante. La vita di B.S. Johnson in 160 frammenti (2011), Lo specchio dei desideri (2012), Expo 58 (2013) e, nella collana digitale Zoom, V.O. (2011).
    ("Numero undici" di Jonathan Coe - Einaudi, pp. 384, euro 19,00)
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    "LA SFERA DEL BUIO" romanzo di Stephen King
    (di Enrico Fasano)


    Le Sfere del Buio vengono introdotte in La Sfera del Buio e questo è quello che si sa di loro: esistono 13 sfere, accoppiate ai dodici Guardiani più la tredicesima per la Torre Nera.
    Il padre di Roland le associa agli archi dell'arcobaleno.
    Gli archi vengono raggruppati per colore in due momenti, il primo è quando Roland parla con il padre subito prima di partire per Mejis, ed il secondo quando il Ka-tet si trova di fronte alla porta di vetro.
    L'elenco dei colori citati comprende Rosa, Nero, Blu, Verde, Arancio, Giallo e Viola.
    Ogni sfera è associata ad un Guardiano, più la Nera, situata nel mezzo dell'arcobaleno, accoppiata con la Torre Nera.
    ("La sfera del buio" di Stephen King - Sperling & Kupfer - pp. 688, euro 14,50)
    (Clicca sul link e leggi tutto l'articolo) http://direzionekinghiana.blogspot.it/2016...u-la-sfera.html
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    IL ROMANZO DI GENERE FANTASTICO
    (di Enrico Fasano)


    Il genere fantasy è, nell'uso comune, quello più legato al fantastico, pur se in realtà ne è un semplice comparto.
    È, tra tutti i generi fantastici, quello più legato alla letteratura mitica, alle fiabe e alle favole, in cui la magia e gli eventi inspiegabili, nemmeno con ipotesi scientifiche, sono una parte importante nella vicenda.
    Tra i padri del genere un posto di primo piano va assegnato a J. R. R. Tolkien, autore della celebre trilogia de Il Signore degli Anelli.
    http://direzionekinghiana.blogspot.it/2016...he-romanzo.html (Clicca sul link a sinistra per leggere tutto l'articolo)
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    "IL GIARDINO DI CEMENTO"
    romanzo di Ian McEwangiardinodicemento
    (di Lorella Quintabà)


    "Non ho ucciso mio padre, ma certe volte mi sembra quasi di avergli dato una mano a morire".
    Questo è l’incipit de “ Il giardino di cemento” un romanzo di Ian McEwan scritto nel 1978 e pubblicato per l’Italia da Einaudi. La voce narrante è quella di Jack , un adolescente apatico, che nel momento in cui trova il corpo del padre morto per un attacco di cuore mentre sta coprendo col cemento il suo giardino, reagisce con indifferenza , come se la morte fosse un fatto naturale. Il padre gli aveva chiesto di tornare subito dopo la scuola per aiutarlo , ma lui si era attardato e chiuso in bagno per masturbarsi. In realtà non provava affetto per un padre che si mostrava duro e irascibile in famiglia e si meraviglia nel ricordare il pianto delle sorelle alla notizia della morte.
    Il padre appare come il colpevole dell’isolamento e la stranezza di questa famiglia, sembra un uomo senza sentimenti e la sua volontà di coprire il giardino con del cemento per non avere più il compito di curarlo è una metafora della sua aridità d’animo. Jack provoca la sua ira a tavola quando, per fare una battuta, dice di aver trovato un fiore nel suo giardino.
    La vita continua monotona fino a quando la madre, costretta a letto da una malattia , muore e Jack(15 anni) Julie (17) , Sue (13) e Tom( 6) rimangono soli. Per paura di perdere la casa e di essere separati e chiusi in un orfanotrofio, i ragazzi decidono di seppellire il cadavere della madre in un baule in cantina, coprendolo con il cemento ordinato dal padre per i lavori in giardino. Colpisce l’assenza di dolore da parte degli orfani che sembrano aver conquistato una certa indipendenza.Tra Jack e Julie si sviluppa una tensione di carattere sessuale sempre più esplicita e i due fanno da genitori ai due più piccoli. Il piccolo Tom inizia a fare i capricci e regredisce allo stato di neonato con Julie che assume sempre più il ruolo di mamma facendolo dormire in una culla nella sua camera. Tom vorrebbe essere una bambina per non subire gli scherni dei ragazzini più grandi e le sorelle si divertono a vestirlo con i loro indumenti come se fosse una bambola.
    Si continua a vivacchiare tra la sporcizia in casa e il degrado del rione con costruzioni abbandonate e distrutte in attesa di costruire nuovi grattacieli, in una stagione estiva eccezionalmente calda. L’atmosfera è malsana e torbida,profetica di eventi negativi. La famiglia, sola e emarginata, vive senza regole.
    Ad un certo punto gli orfani giocano a comportarsi come una famiglia vera: la tavola apparecchiata, la casa riordinata, lo stufato sul fuoco; ma gli odori iniziano a mescolarsi con un puzzo dolciastro e quando Julie comincia ad uscire con un giovane di nome Derek e lo invita a casa loro gli equilibri si rompono.
    Il romanzo è pieno di simbolismi: la putrefazione del cadavere che corrisponde ad una degenerazione dei rapporti dei quattro orfani,il degrado del rione e l’aridità di sentimenti, lo sviluppo dell’adolescenza tra brufoli e pulsioni sessuali, i sogni e gli incubi, il libro di fantascienza che Sue regala a Jack e che lui legge e rilegge per trovarvi delle spiegazioni esistenziali insegnamenti di vita.
    Un libro crudo, angosciante che ti lascia addosso il cattivo odore, la sporcizia, il caldo appiccicoso,la sensazione di marcio.
    Da vedere anche l’adattamento cinematografico del 1993 di Andrew Birkin, con Charlotte Gainsbourg and Andrew Robertson.
    ("Il giardino di Cemento" di Ian McEwan - Einaudi, pp.150 - euro 9,50)
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    IL ROMANZO DI GENERE FANTASTICO (seguito)
    (di Enrico Fasano)


    Da un certo punto di vista si può iniziare a parlare di letteratura fantastica o di fantasia sin dall'alba dell'uomo, in cui si recitavano versi propiziatori di carattere sacro o epico, per implorare la benevolenza degli dei o celebrare le gesta dei guerrieri.
    I primi drammi, i cui personaggi erano maschere di divinità che si affrontavano tra loro (ad esempio per simboleggiare la lotta tra gli inferi e la luce al solstizio d'inverno) sarebbero nati in questo modo. In tempi storici gli antichi Egizi avevano formato una mitologia molto complessa già alcuni millenni prima di Cristo con i loro racconti di cui rimane testimonianza nelle piramidi.
    Nella stessa classe della letteratura mitologica rientrano anche i racconti sulle divinità greche, romane, norrene, induiste e native americane.
    http://direzionekinghiana.blogspot.it/2016...he-romanzo.html (clicca sul link a sinistra per leggere tutto l'articolo)
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    IL ROMANZO DI AVVENTURA
    (di Enrico Fasano)


    È possibile ritrovare in molte opere dell'età antica alcune istanze che poi divennero peculiari del genere d'avventura.
    Già nell'Odissea di Omero il protagonista, Ulisse, mostra le caratteristiche che, diversi secoli dopo, diverranno tipiche del modello dell'avventuriero, come il desiderio di conoscere, l'attrazione verso l'ignoto, la voglia di evadere, il coraggio, l'accortezza e la lucidità.
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    QUATTRO LIBRI PER L'ESTATE
    (di Enrico Fasano)


    E' iniziata l'estate (o almeno si spera visto il clima impazzito di questi ultimi anni) e voi, appassionati di romanzi non sapete proprio dove andare a sbattere la testa per riuscire a trovare il libro giusto per la vostra vacanza?
    Per facilitarvi il compito vi propongo quattro titoli che in passato (più o meno recente) mi sono piaciuti moltissimo e hanno letteralmente rapito e trasportato in un altro mondo la mia attenzione.
    https://direzionekinghiana.blogspot.it/201...hen-king-e.html (clicca sul link qui a sinistra per leggere l'articolo)
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    LETTURE:
    "L'ospite invisibile" di G. Bristow & B. Manning romanzo
    (di Daniele M)

    Ci ho messo poco a leggere questo libro non perchè avesse poche pagine, ma perché la trama è davvero unica e azzeccata. Sono in otto gli invitati e l'ospite ignoto ha deciso che li ucciderà ad uno ad uno entro la mattina dopo. Ben caratterizzati gli invitati e bella la storia, una specie di gioco intellettuale di uno contro tutti, gioco che una persona sola vincerà. Come al solito non dirò chi vincerà (non dirò neanche che l'assassino è il maggiordomo) ma posso assicurare che i delitti si susseguono uno ad uno come previsto fino alla soluzione del giallo.
    http://daniele-libri.blogspot.it/2016/08/l...invisibile.html (clicca sul link a sinistra per leggere l'intero articolo)
    ("L'ospite invisibile" di Gwen Bristow & Bruce Manning - TEA - pp. 185, Euro 8,50
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    IL ROMANZO THRILLER (prima parte)
    (di Enrico Fasano) (John Grisham)

    Più diffuso negli Stati Uniti che in Europa, il genere thriller è a sua volta suddiviso in diversi sottogeneri.
    In particolare nelle fiction cinematografiche e televisive, i thriller tendono ad essere adrenalinici, esaltanti e dal ritmo incalzante.
    Il thriller (dall'inglese to thrill, rabbrividire) è un genere di fiction che utilizza la suspense, la tensione e l'eccitazione come elementi principali della trama. Derivato dal giallo, è assai diffuso in letteratura, nel cinema e in televisione.
    Più diffuso negli Stati Uniti che in Europa, questo genere è suddiviso in diversi sottogeneri
    https://direzionekinghiana.blogspot.it/201...o-thriller.html (clicca sul link a sinistra per leggere tutto l'articolo)

    Edited by pierpaolo serarcangeli - 10/10/2016, 14:47
     
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